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Come riconoscere ed eliminare il tartaro
Tempo di lettura stimato: 4 minuti

Come riconoscere ed eliminare il tartaro

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Sei proprio sicuro di “essere predisposto al tartaro?”
In questo articolo ti sveliamo la verità!

Cosa intendiamo con tartaro?

Sulle superfici dei denti è normalmente presente una sorta di patina umida detta pellicola salivare, composta perlopiù da proteine salivari. Questo film salivare funge da base per i batteri presenti nel nostro cavo orale per potersi attaccare tenacemente: è così che comincia a stratificarsi la famosa placca batterica, la principale nemica della tua salute orale.

In realtà la placca batterica, nelle prime ore della sua formazione, non è pericolosa: i microrganismi che la compongono sono associate a specie compatibili con la salute di denti e gengive. Con il passare delle ore, però, questo “palazzo” di batteri comincia a cambiare: ad esempio, mutano le condizioni fisiche e chimiche, facendo sì che prolifichino i batteri pericolosi in grado causare infiammazioni gengivali e carie. L’unica strategia per evitare tutto questo è eliminare meccanicamente la placca ogni giorno più volte al giorno, prima che diventi dannosa per la tua salute.

Come? Ovviamente con spazzolino e filo e/o scovolino per gli spazi interdentali!

Se non rimuovi correttamente la placca ogni giorno con la giusta calma, dedizione e strumenti ad hoc, questa, che inizialmente è un deposito molle e morbido, comincerà a indurirsi trasformandosi nel famigerato tartaro. Questo processo avviene quando la placca è lasciata indisturbata sui tuoi denti per più di 12 ore (hai passato il filo oggi?): quando la saliva, ricca di minerali, raggiunge una placca stratificata da ore sui tuoi denti, la trasforma in un deposito duro grazie all’azione mineralizzante di calcio e fosfati che contiene. Questo non significa che sia colpa della tua saliva se hai il tartaro. Anzi, le sostanze contenute nella saliva sono preziose per la salute dei denti… basta che non incontrino placca “abbandonata da ore” sul loro cammino!

Una volta depositato, il tartaro può assumere diverse colorazioni: di base ha un colore bianco crema, ma può diventare anche giallo, fino a scurirsi molto per effetto di agenti esterni (come caffè, the, tisane, fumo di sigaretta/sigaro, vino rosso…).

Dove va a depositarsi il tartaro?

Il tartaro, sebbene sia un agglomerato di minerali e batteri “morti”, è pericoloso per la salute della bocca: è un cosiddetto “fattore di ritenzione”, ovvero dove c’è tartaro, arrivano batteri pericolosi… come fosse una calamita! Non a caso, in sua presenza potrai trovare infiammazione gengivale: se ti sanguinano le gengive, probabilmente hai del tartaro, anche se non lo vedi!

Infatti, il tartaro può depositarsi sia a contatto con la gengiva al suo esterno, ma se si accumula può anche spingersi anche al di sotto dei tessuti gengivali, causando infiammazioni di entità molto più grave che possono anche colpire l’osso che sostiene i tuoi denti (come accade nella parodontite). Fa attenzione! Spesso queste infiammazioni causate dal tartaro non fanno male e rischi di non accorgertene: fai screening periodico dal tuo dentista o igienista dentale per tenerlo sempre sotto controllo!

Oltre alle infiammazioni gengivali, il tartaro attrae anche batteri responsabili dell’alito cattivo. Per questo potresti soffrire di alitosi se hai tanto tartaro. È bene sapere anche che ci sono delle zone in cui il tartaro si accumula in quantità maggiori: dietro gli incisivi dell’arcata inferiore e sui molari dell’arcata superiore…perché? Perché in queste zone hai tanta saliva per la presenza dei dotti salivari.
Infine, ricorda che la placca si deposita su tutte le superfici dure presenti nella tua bocca: denti finti, dentiere, bite, apparecchi fissi-e-non… anche su questi dispositivi può formarsi del tartaro. Ricordati di pulirli bene, ma non provare a togliere il tartaro da solo: chiedi al tuo dentista!

Come si toglie il tartaro?

Il tartaro, a differenza della placca, non può essere rimosso a casa con lo spazzolino: ci vuole un dentista o un igienista dentale! Solo loro potranno rimuoverlo in sicurezza durante la seduta di igiene professionale. Evita quindi rimedi fai da te come limette per unghie, bicarbonato o strane pozioni: rovinerai il tuo smalto per sempre.

Questa seduta in studio sarà anche un momento perfetto per farti dare tutte le preziose indicazioni di pulizia domiciliare per prevenire la formazione di tartaro e le sue spiacevoli conseguenze. L’igiene non è dolorosa, e farla nei tempi consigliati la renderà ancor meno fastidiosa. Una buona seduta dovrebbe durare almeno 45 minuti-1 ora a seconda della tua situazione ed è consigliato (se si vuole davvero prevenire e non curare) eseguirla almeno due volte all’anno, anche se non hai particolari problemi.

E chi produce davvero tanto tartaro?

La verità è che non esistono “produttori di tartaro”. Certo, chi ha una saliva particolarmente ricca di minerali (il che non è assolutamente un male) potrebbe formarlo più velocemente, ma la verità è una sola: se rimuovi bene la placca ogni giorno a casa il tartaro non si formerà. Cerca di capire cosa non va nella tua routine di igiene orale quotidiana con il tuo igienista dentale.

Ad esempio: pulisci già gli spazi interdentali ogni giorno? Usi lo strumento della misura giusta per te? Sei sicuro di spazzolare tutte le superfici dei denti? E se sì, sei certo di spazzolare per il tempo giusto?

  • passa filo e/o scovolino prima di spazzolare ovunque;
  • comincia a spazzolare i denti 3 volte al giorno per almeno 2 minuti con uno spazzolino medio-morbido dalla testina piccola;
  • chiedi al tuo igienista gli strumenti, dentifricio e collutorio che fanno più al caso tuo

Non sentirti condannato al tartaro…puoi prevenirlo ogni giorno!

I contenuti qui riportati sono stati redatti o validati dai seguenti specialisti Dott. Matteo Basso, Odontoiatra specialista in Parodontologia; Dott. Giordano Bordini, Odontoiatra specialista in Parodontologia; Dott.ssa Silvia Musella, Igienista dentale.

Bibliografia

-Sanz M, Herrera D, Kebschull M, Chapple I, Jepsen S, Beglundh T, Sculean A, Tonetti MS; EFP Workshop Participants and Methodological Consultants. Treatment of stage I-III periodontitis-The EFP S3 level clinical practice guideline. J Clin Periodontol. 2020

Ultimo aggiornamento: 01/10/2024

Le informazioni qui riportate hanno lo scopo di incrementare e non di sostituire il consiglio di uno specialista. Si consiglia di far sempre riferimento al proprio professionista di fiducia.

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